Quando la zucca dei Peanuts si trasformò in cocomero

Un viaggio nella natura e attraverso halloween con... i Peanuts, Linsu e la Grande Zucca che diventò un cocomero

Questo articolo fa parte del numero 18 di Web Garden: C’era una volta…

Di Linus – quello originale, non il dj – tutti conoscono la coperta azzurra: quella security blanket da cui il piccolo e saggio amico di Charlie Brown non si separa dal 1° giugno 1954; un oggetto così celebre da essere diventato un modo di dire. 

Ognuno di noi ha la sua “coperta di Linus”. Da bambino può essere una bambola di pezza o un pelouche; da grande, un talismano o un rito privato che ci dà sicurezza. Ma c’è un’altra cosa di cui Linus van Pelt ha bisogno almeno quanto della sua coperta: è la fede incrollabile nel Grande Cocomero, entità sovrannaturale che ogni anno, ad Halloween, sceglie l’orto “più sincero” del mondo per portare doni a tutti i bambini della Terra. 

La verità è che il Grande Cocomero non è mai stato un cocomero, se non nelle edizioni italiane dei Peanuts. Si tratta di una zucca, anzi della Grande Zucca (The Great Pumpkin), il cui nome è citato per la prima volta negli Stati Uniti in una striscia del 26 ottobre 1959, quando in Italia di Halloween si sa più niente che poco. 

Per il geniale fumettista statunitense Charles M. Schulz, papà dei Peanuts, The Great Pumpkin è un altro modo per raccontare un pezzo di vita attraverso lo sguardo lucido e tagliente dei suoi bambini-grandi. 

Per i curatori italiani dei Peanuts, che il 20 febbraio 1961 pubblicano per la prima volta Schulz a pagina 7 di Paese Sera, è un grattacapo. Le parole americane root beer e marshmallow sono, per i lettori degli Anni Sessanta, nomi senza significato: così la prima – una bevanda frizzante tipica degli USA a base di estratti di radici – si trasforma in “orzata”; la seconda – il morbido cilindretto di zucchero bianco-rosa oggi diffusissimo, declinazione commerciale di un antico dolce ricavato dalla pianta Althaea officinalis – diventa “toffoletta”. 

All’inizio, persino Charlie Brown è orfano del proprio nome. I traduttori lo ribattezzano Pierino, quasi quel bambino dalla testa rotonda che dialoga con il suo cane-filosofo fosse roba da niente, invece che l’incarnazione della commedia umana: emblema del perdente che, ostinatamente, resta fedele a se stesso.

La più eclatante libertà che si accollano i traduttori è proprio il Grande Cocomero. A scegliere il nome è Bruno Cavallone, che nel 1963 cura per conto di Milano Libri i primi quattro volumi italiani dei Peanuts. Secondo il suo raffinato palato, Grande Zucca suona male. Non è abbastanza suggestivo, e poi in Italia vige ancora Babbo Natale: occorre un nome maschile che possa evocarlo ai lettori.  Nel 1965 i Peanuts passano al fratello, Franco Cavallone, che li traduce per la rivista Linus, diretta dallo scrittore e giornalista Oreste del Buono, cui va il merito di aver reso popolari in Italia i personaggi immaginari di Schulz. 

In quel periodo, la notte di “dolcetto o scherzetto” non la conosce nessuno. Meglio, quindi, un ortaggio più mediterraneo e succoso, e pazienza se il cocomero ricorda l’estate. La sua traduzione funziona così bene che nessuno si azzarderà più a correggerla, e nel 1993 la regista romana Francesca Archibugi la prenderà a prestito come titolo di un delicato film sui disturbi psichici dei bambini. “Il Grande Cocomero”, appunto.

Ed eccolo, l’ingenuo ma saggio Linus van Pelt, il credulone che cita le Sacre Scritture: da 63 anni intento a presidiare, ogni notte di Halloween, il suo orto di zucche. Prima o poi – ne è certo – il Grande Cocomero passerà anche da lì. E, sebbene immancabilmente deluso, la sua fede non vacilla mai. 

«Io credo che il Grande Cocomero sorgerà nella notte di Halloween e volerà nel cielo con il suo sacco pieno di giochi per ogni bambino del mondo» dice a quella bisbetica della sorella maggiore Lucy. Che lo prende in giro riportando a Charlie Brown la «dichiarazione di scemenza» di suo fratello. «Dichiarazione di FEDE!!» le urla contro Linus, assicurandole che il Grande Cocomero è già stato avvistato sopra alcuni campi degli Stati Uniti.

L’unica a dargli retta è Piperita Patty, perché la sua storia è «talmente stupida e impossibile» che potrebbe essere vera. Anche Sally Brown, la sua innamorata, ogni tanto gli fa compagnia nel campo di zucche. E persino Snoopy, per quanto non ci creda granché. A oggi, The Great Pumpkin non si è mai fatta vedere, ma anche quest’anno Linus sarà lì ad aspettarla.

Dopo tanta incrollabile attesa, visto mai che il 2022 sia la volta buona?