Il giardino botanico di Castel Savoia custodito dal 1990 all’interno del parco del castello dal quale prende il nome, che venne costruito dalla Regina Margherita nel 1898 a Gressoney Saint-Jean, ha una superficie di circa mille metri quadrati.
Di natura estetica, data la presenza di collezioni di piante con fioriture rigogliose e appariscenti come il Giglio martagone (Lilium martagon), il Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), la Stella alpina (Leontopodium alpinum), il Botton d’oro doppio (Trollius europaeus), l’Aquilegia (Aquilegia alpina) e tanti altri ancora .
Situato ai piedi della mura del castello dove imponenti esemplari di Larici e Abeti fanno da cornice, troviamo giardino le cui aiuole sono composte da roccere che non vuole dimentica una importante funzione educativa dal punto di vista scientifico, che con un continuo lavoro di etichettatura e censimento delle piante restituisce l’origine, il nome scientifico e la famiglia botanica delle specie presenti.
Il giardino botanico “Paradisia” che si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nella valle di Cogne nato nel 1955 ed è situato a 1700 m di altitudine, deve il suo nome al giglio bianco di monte (Paradisea Lilliastrum).
Un luogo in cui osservare fiori e piante presenti sulle catene montuose delle Alpi e degli Appenini, circa mille specie, così come se si stesse facendo l’esperienza di un’escursione lungo i sentieri del Gran Paradiso ma in cui sono anche stati inseriti ambienti montani ricostruiti come la vegetazione delle zone umide, dei detriti calcarei e delle morene.
Itinerari tematici che conducono alla riscoperta delle proprietà e delle caratteristiche principali delle numerose specie presenti così che si possa anche conoscerle, magari saperle riconoscere e quindi imparare a porre maggiore attenzione verso la natura che circonda i percorsi montani.
Il giardino botanico alpino Saussurea, il più alto giardino botanico d’Europa, a 2.175 metri nel massiccio del Monte Bianco, prende il nome da una pianta molto rara che cresce nei pascoli pietrosi, la “Saussurea alpina”, ma venne chiamato così anche in onore dello scienziato ginevrino Horace Bénédict de Saussure, che nel 1786 fu tra i promotori della prima ascensione al Monte Bianco.
La Saussurea si riconosce per il viola delle sue infiorescenze e per la delicata peluria bianca. Questo giardino è un posto incredibile, in cui trovano casa più di novecento specie alpine, definite così perché situate in una zona precisa dell’ambiente montano: una fascia climatica che inizia dove terminano gli alberi e termina dove prendono il sopravvento le nevi perenni. Un ecosistema abitato da meraviglie botaniche che si possono trovare solo un giardino alpino di questo tipo: con la cura e il mantenimento degli ambienti naturali questo luogo permette di conservare la biodiversità vegetale presente sulle Alpi.
Sul lastrico solare del tetto di una fabbrica situata a un passo dal centro di Torino, con una vista mozzafiato fiato a 360° da Superga, alla Mole Antonelliana fino alle Alpi, scopriamo un meraviglioso e ricco orto-giardino con tanto di serre per la coltivazione di primizie e fiori.
L’efficienza e la funzionalità dello stesso ricalca la personalità dei padroni di casa che in quasi 1400 metri quadri hanno saputo trovare lo spazio per fare convivere roseti, peonie, orchidee con ex-bonsai lasciati liberi ad esprimersi quali il cedro libanese, il fico, il bosso.
Al centro troviamo la serra dove la padrona di casa per dare continuità durante tutto l’anno all’orto, pianta ortaggi secondo la stagione. Al canto degli uccellini si unisce il chiocciare delle galline, nonché il chicchirichì del gallo che ristabilisce l’ordine nel pollaio costruito nel 2007.
Anche le ultime arrivate si uniscono alla melodia con il loro ronzio. Parliamo delle api. Infatti, seguendo il percorso tracciato a inizio secolo da parte di Don Angeleri, rinveniamo in casa Boglione un classico esempio di apicoltura urbana.
La padrona di casa, Stella, quando ci racconta del magnifico mondo delle api appare rapita, nonché affascinata dalla loro efficienza, organizzazione e dedizione al lavoro, sottolineando con grande passione, come questi piccoli insetti aiutino la natura a mantenere il giusto equilibrio.
L’Orto Botanico dell’Università degli studi di Palermo è un luogo speciale e prezioso, in cui le arti incontrano la natura: musica, eventi dal vivo, attività educative e ricerche scientifiche in continua evoluzione e contaminazione. Un luogo che regala benessere e produce conoscenza di cui Web Garden è fiero di poter parlare ai suoi amici. Come dice il Professor Paolo Inglese – Direttore del Sistema Museale di Ateneo – che ci introduce in un luogo in cui incontrare 230 anni di storia e di biodiversità.
“E’ una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane. Considerato un enorme museo all’aperto, vanta oltre duecento anni di attività che gli hanno consentito anche lo studio e la diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali, molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. La peculiarità di questo Orto è rappresentata oggi dalla grande varietà di specie ospitate, che ne fanno un luogo ricchissimo di espressioni di flore diverse.”
Così leggiamo sul sito dell’Orto Botanico e da qui partiamo per proporvi qualche riflessione: rispetto a quali criteri un Orto Botanico può essere identificato come Museo?
Nello statuto ICOM – International Council of Museum, la più recente definizione di “museo” ( approvata nel 2007 a Vienna) dice che “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.”
Definizione successivamente recepita dal MIBAC nel 2014, con una precisazione finale: “promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica”.
Possiamo quindi dire che l’Orto Botanico di Palermo – risalente agli ultimi decenni del XVIII secolo – rientra a pieno titolo nella definizione proposta: nato per la conoscenza scientifica delle piante, è un luogo in cui la complessità del patrimonio culturale si esprime nella ricchezza delle biodiversità.
Un luogo in cui, a differenza di altri giardini, “le sue collezioni, oltre ad essere disposte secondo canoni estetici e identificate scientificamente, sono per lo più ordinate per criteri scientifici, prevalentemente secondo ordinamenti sistematici, biologici, geografici ed ecologici”.
Uno degli spazi più vasti che si può incontrare durante la visita del dell’Orto è rappresentato dal Palmetum: circa 4500 metri quadrati in cui sono stata impiantanti 455 esemplari appartenenti a 43 famiglie e 42 generi differenti di Arecacee, proveniente dall’Asia tropicale, dall’America centrale e meridionale. Tra i generi maggiormente rappresentativi spiccano sicuramente Phoenix, Sabal, Chamadorea e Syagrus.
Proseguendo oltre il palmeto e vicino al grande Ficus, si può osservare l’autentica collezione di fossili viventi che compongono la classe di semi e piante primitive, risalenti a ben prima del Mesozoico e che definisco il gruppo delle Cycadopsida. La raccolta vanta esemplari unici tra cui la Cycas revoluta del 1779 che venne donata da Maira Carolina di Borobone e che rappresenta il primo esemplare della specie coltivato in piena Europa.
E poi, tra gli ordinamenti bioecologici e geografici ospitati, desta notevole interesse la collezione di Ficus: 65 esemplari della famiglia delle Moracee, il genere più ricco di specie esotiche che crescono spontanee nelle aree a clima tropicale e subtropicale.
Il giardino della Kolymbetra, si trova ad Agrigento ed è situato nel cuore dell’area monumentale della Valle dei Templi, tra il tempio dei Dioscuri e quello di Vulcano.
Dimenticato per molti anni, è stato riportato al suo antico splendore grazie alla tenacia del dott. Lo Pilato, un agronomo che lo ha segnalato all’attenzione del FAI. Grazie a questa iniziativa, si è avviato un imponente lavoro di recupero non solo dell’aspetto prettamente naturalistico, ma anche della memoria storica del lavoro contadino e di quella società che ormai appartiene al nostro passato.
L’opera di archeologi, agronomi, forestali, architetti, geometri, zoologi e botanici ha consentito di riportare alla vita l’antico impianto del giardino con i suoi terrazzamenti, le gebbie, i canali del sistema di irrigazione, le saje i cunnutti, i vecchi sentieri percorsi per secoli dai lavoranti e tutte le varietà di alberi da frutto che vi erano coltivate. Infatti, oltre ai mandorli e agli ulivi, nel giardino è stato riscoperto anche un antichissimo agrumeto con almeno otto specie: dalle arance ai cedri, dai limoni ai pompelmi, ai mandarini e alle piante di chinotto e di lime.
Questo luogo speciale è un autentico gioiello ricco di reperti archeologici, ove l’asperità del paesaggio si alterna ad una rigogliosa macchia mediterranea che si sviluppa lungo le scarpate rocciose, creando un contrasto paesaggistico incredibilmente suggestivo.
Isola Bella è rinomata nel mondo per il suo meraviglioso giardino barocco all’italiana e per il Palazzo Borromeo, tutt’ora di proprietà della famiglia. Il giardino terrazzato, dal quale si gode un’incredibile vista sul Lago Maggiore, è un raffinato ricamo di un’altissima varietà di piante autoctone ed esotiche, alcune delle quali trovano riparo nei mesi invernali nella serra ottocentesca.
Gustave Flauber definì l’Isola Madre un “paradiso terrestre”. Nota per la fioritura a maggio delle azalee e per ospitare il più grande cipresso del Cashmir d’Europa, il giardino botanico di quest’isola custodisce moltissime specie rare ed esotiche di fiori e di piante, protette e favorite dal microclima del luogo. Fra i suoi viali si incontrano poi pavoni bianchi, pappagalli e fagiani.
I giardini botanici di villa Taranto sono un dispiegarsi di serre, giardini terrazzati, aiuole floreali ed erbari e sono caratterizzati da una notevole varietà di specie provenienti da tutto il mondo.
I colori delle piante e dei fiori sembrano fondersi con i riflessi del lago e lo spettacolo offerto dai giardini di tulipani e narcisi è davvero incredibile.
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