Arnica Montana

Arnica Montana

L’arnica montana (Arnica montana L.) è una pianta terapeutica della famiglia delle Asteraceae, utilizzata nella medicina fitorerapica e omeopatica per curare vari disturbi.

Essa è una pianta perenne, a fusto eretto, alta dai 20 ai 60cm ed è caratterizzata da infiorescenze che presentano grandi capolini color giallo-arancione, esteticamente simili a quelli della margherita – tanto che molti la confondono con essa – che colorano i paesaggi montuosi da maggio ad agosto.

Endemica dell’Europa, in Italia la si trova soprattutto sulle Alpi e sugli Appennini settentrionali. Infatti esige un habitat particolare: il terreno deve inanzitutto superare i mille metri di altitudine, successivamente deve possedere una determinata acidità e deve essere privo di ristagni, ma soprattutto dev’essere un terreno impervio.

Secondo un’antica credenza, infatti, ironicamente, l’arnica cresce nei luoghi dove è più facile cadere e farsi male: questo perché “Dio aveva voluto dare agli uomini il danno e il suo rimedio”.

Ebbene, è stato dimostrato che gli estratti vegetali dell’arnica possiedono attività antibatterica, antitumorale, antiossidante, antinfiammatoria, antimicotica e immunomodulante. Dagli estratti dei fiori, in particolare, si producono creme e gel omeopatici per uso topico esterno per contrastare il dolore derivante da contusioni, slogature, stiramenti, distorsioni e cervicalgia.

Viene citata in quanto medicinale per la prima volta nel XII secolo nel “De arboris” da Hildegard von Bingen, monaca benedettina, scrittrice, mistica e teologa tedesca per il trattamento di contusioni ed ecchimosi, ma venne trattata intensivamente nei testi medici solo a partire XVI secolo ad Bergzabern (1520–1590), il quale la descrisse e inoltre le attribuì il nome attuale.

Nel XV secolo, le guide alpine ne masticavano le foglie essiccate per prevenire gli affaticamenti dovuti alle arrampicate; mentre i montanari della Savoia, la mischiavano al tabacco della pipa, perché provocava meno tosse o la usavano come tabacco da fiuto. Ciò le valse anche i nomi di Tabac des Vosges o tabacco di montagna.

Inoltre il celebre scrittore Goethe, in seguito a dolori al petto dovuti all’abuso di alcol, era solito prepararsi infusi all’Arnica, elogiandone le proprietà curative.

Bisogna però ricordare che, nonostante gli usi sopra descritti, l’arnica è tossica: l’ingestione anche di pochi fiori può provocare allucinazioni, disturbi digestivi e persino la morte. Come tutte le piante officinali con potenti propietà, l’arnica va dunque usata con parsimonia e conspevolezza, questo perchè “Dio ha voluto dare agli uomini il rimedio e il suo danno”.

DISCLAIMER

Le informazioni qui riportate vogliono essere solo a scopo illustrative e non si vuole assolutamente sostituire il parere medico.