Questo articolo fa parte del numero 1 di Web Garden, marzo: la Rinascita.
Marzo è il mese di rinascita, un miracolo che si ripete ogni anno, del cui spettacolo possiamo godere tutti: un nuovo ciclo che si apre dinnanzi a noi.
Dopo l’apparente morte invernale, dove tutto sembra essersi fermato, ogni primavera tornano le gemme e le nuove fioriture che si riaffacciano alla vita. La certezza che la linfa continui nonostante tutto a scorrere sotto le spoglie e che questo ciclo di depressione e rinascita si ripeta con assoluta costanza, infonde serenità e fiducia: sentimenti ai quali abbiamo bisogno di aggrapparci oggi come non mai.
Il fiore di mandorlo è fra i primi a sbocciare, talvolta ancora nel tardo inverno ed è per questo che da millenni la sua fioritura è emblema di speranza e rinascita. È così che ogni anno, nei primi giorni di marzo, nella Valle dei Templi di Agrigento, si celebra l’arrivo della nuova stagione con la contemplazione dell’incredibile e poetico spettacolo della distesa di mandorli fioriti.
A questo scopo è organizzata una kermesse che richiama una grande partecipazione folkloristica, che nel tempo ha assunto una simbologia culturale ancora più profonda, di pace e fratellanza, che culmina con l’accensione della “fiaccola dell’amicizia” davanti al Tempio della Concordia.
Nella Bibbia, per il profeta Geremia il mandorlo, con la fioritura così precoce, è simbolo di rinascita. Ma l’origine della pianta dai dolci petali bianchi e rosa è anche legata ad una delle più struggenti storie d’amore della mitologia greca. Trasmessa da varie fonti, fra cui Ovidio ed Omero, la leggenda narra dell’infelice legame fra la bella principessa di Tracia Fillide ed il valoroso guerriero greco Acamante, figlio di Fedra e Teseo.
In viaggio verso Troia, dove avrebbe dovuto combattere con l’esercito acheo, Acamante si fermò qualche giorno in Tracia e subito nacque un amore tenero ed appassionato con la principessa. Il loro tempo insieme fu però di breve durata, poiché ben presto il guerriero fu costretto a ripartire verso Troia, dove rimase a combattere per dieci anni, promettendo di tornare dalla sua Fillide. Tuttavia, quando la guerra si concluse e gli altri guerrieri rientrarono in patria, Fillide attese invano il ritorno del suo eroe, e così si lasciò morire di dolore. La dea Atena, commossa da tanta devozione, mutò il corpo esanime della fanciulla in un magnifico mandorlo.
Ma Acamante non era morto: rientrato in Tracia per rispettare la sua promessa, si volle recare ai piedi dell’albero che fu la sua amata e lo abbracciò. In quel momento avvenne il miracolo: l’albero spoglio, nutrito dal suo dolore e dalle sue lacrime, si rivestí di piccoli fiori bianchi striati di viola: era il segno che Fillide continuava a ricambiare il suo amore. Ancora oggi è possibile assistere all’abbraccio degli sfortunati amanti, che con tenacia continuano a legarsi dopo ogni inverno e a riportare la vita con la nuova fioritura.
Le origini del Prunus dulcis, questa la sua definizione linneana, sono antichissime: se ne hanno tracce in Asia Minore già nell’età del Bronzo, ma raggiunse le nostre terre grazie ai Fenici, che lo diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo. Le prime importazioni avvennero proprio in Sicilia, dove poi attraverso le tratte commerciali si radicò in tutta la Magna Grecia per il suo utilizzo principalmente gastronomico, divenendo un ingrediente di uso comune nelle cucine locali: fra i suoi impieghi più particolari vi è quello di aromatizzare il vino con il profumo del suo frutto.
Rappresentato innumerevoli volte nell’arte per la forte valenza simbolica e mistica sia del frutto che dell’albero, in questa sede ci piace ricordare l’opera di Vincent Van Gogh, intitolata “Ramo di mandorlo in fiore”, che l’artista dipinse a Saint Remy de Provence prima di morire, proprio per celebrare la nascita di suo nipote Vincent Willem, figlio dell’amato fratello Theo, e che oggi si può ammirare al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Tale è l’emozione che si trae dall’osservazione della vita che rinasce attraverso la fioritura, che i giapponesi hanno coniato il termine “hanami”: letteralmente “godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi”. In Giappone ciò avviene con la celebre fioritura dei sakura, gli alberi di ciliegio che in aprile si tingono di rosa e che richiamano turisti da tutto il mondo. Come quella dei mandorli, la fioritura dei sakura è imponente e breve: secondo la filosofia orientale questo porta a meditare sulla forza della bellezza, ma anche sulla caducità dell’esistenza.
La speranza che infonde la Natura è però proprio questa: per ogni fiore che nasce e sfiorisce, un nuovo fiore tornerà a riportare la vita.
