Questo articolo fa parte del numero 5 di Web Garden: Oltre il Giardino
Dal giardino nascosto di Casa Lajolo, cui si accede da un piccolo passaggio in un muro di tassi, all’intervista con l’architetto-paesaggista Cristiana Ruspa, che ha intitolato il proprio studio “Il Giardino Segreto”.
Oggi per Web Garden siamo con l’architetto paesaggista Cristiana Ruspa nella sua casa studio, che ci racconta del suo giardino segreto, dei suoi progetti e delle sue ispirazioni nella creazione dei giardini.
Sono molto contenta che mi abbiate chiesto di fare qualche intervista. Sono contenta perché la mia passione va di pari passo con la mia vita
Sono prima di tutto mamma, appassionata di piante e di giardini sin da quando sono piccola. Siamo nella nostra casa-studio: dico nostra, perché siamo uno studio con quattro ragazze e vorrei raccontarvi perché si chiama giardino segreto: appena laureata lavoravo da un architetto piemontese di giardini molto importante e famoso, che è stato il mio maestro.
Mi mandava spesso dai clienti perché si fidava. Andavo sempre da una cliente molto importante, una donna estremamente esigente, che pretendeva dal mio maestro che fosse sempre disponibile.
Le piaceva molto come come mi ponevo, avevamo empatia e quindi ha iniziato a chiedermi di occuparmi della parte diciamo minore del suo giardino, che erano i fiori e le fioriture stagionali.
Ho iniziato, dopo aver accettato un po’ dubbiosa. Ero una ragazzina ligia, quindi l’idea del tradimento, l’idea di disobbedire mi disturbava.
Dovevo mettere un titolo al progetto e non sapevo cosa scrivere, perché non volevo mettere il nome del proprietario.
Così l’ho chiamato “giardino segreto” che non è “il” ma “giardino segreto”, proprio perché era di nascosto da tutti e specialmente dal mio capo.
Quando mi sono trasferita qui il nome del mio studio è rimasto “giardino segreto” perché entrare qua dentro è un po’ come una sorpresa, un segreto, perché c’è un ingresso chiuso e poi di colpo una scena, come il segreto di un giardino un po’ nascosto. Poi c’è la questione della sorpresa e della scenografia delle quinte di chiusura e apertura.
WebGarden: Ci vuoi raccontare lo spirito che cerchi di infondere proprio con questo gioco di quinte nei tuoi progetti?
Trovo fondamentale nella progettazione e nello sviluppo di un luogo tener conto di chi ci va abitare e delle presenze che ci sono nel luogo. Vi faccio l’esempio di quando sono venuta a stare qua. C’era un acero secolare attaccato a un tasso che era enorme.
Erano cresciuti due alberi molto vicini e quindi ho pensato subito di dare loro valore.
In generale, mi piace molto rispettare le esigenze del committente, a meno che non mi chieda delle cose che proprio non corrispondono per nulla al mio gusto, o comunque se sono magari degli strafalcioni anche a livello tecnico.
Se mi dice che vuole fare, ti faccio l’esempio, una bordura di ortensia in sole pieno, con un’hydrangea o magari quella macrophylla che non stanno bene al sole pieno, cerco di guidarlo.
Io trovo che lo spirito di un luogo sia dettato dalla compresenza di quello che c’è e va rispettato e integrato. L’ornamentalità deve essere qualcosa che deve regalare emozioni durante tutto l’anno, anche in inverno. Io una volta mi dimenticavo un po’ dell’inverno.
Penso al malus red sentinel, che è un melo selvatico dalle meline rosse: d’inverno quando è tutto bianco, grigio, specialmente alla nostra Torino, vedere queste meline rosse che attirano gli uccellini secondo me è un’emozione pazzesca.
Ecco, quindi, se dovessi riassumere: rispetto per il luogo e per chi ci va stare. Uno deve poi star bene nel giardino. Quanto stiamo bene nei giardini all’ombra, come abbiamo potuto anche vedere durante lockdown!
E poi la stagionalità, le emozioni in tutte le stagioni. L’inverno per me sono le bacche. La primavera è emozione ovunque. L’estate è un po’ più piatta. Però anche l’estate può regalare dei momenti speciali.
In più per me l’ornamentalità sono anche le foglie, i verdi. I verdi diversi, le foglie che cambiano colore, le foglie purpuree. Ultimamente utilizzo tantissimo foglie purpuree. Trovo meravigliosi i coccineus, il nocciolo purpureo delle nostre latitudini. I fiori e le foglie di quel colore sono sorprendenti.

Quindi il segreto del giardino segreto è la complicità che tu crei un po’ con la tua committenza? Il carpire il feeling di quello che ti viene richiesto dalla tua committenza…
Non so se sia il segreto, ma so che per me è molto importante la relazione con la committenza. Tutte le volte che c’è stata una relazione bella, forte, empatica, anche fatta di scontri o di confronti, il risultato è stato meraviglioso.
Però secondo me il risultato è meraviglioso quando c’è empatia con la committenza e anche con tutti quelli che fanno parte della squadra. Ecco: il gioco di squadra per me è fondamentale affinché un risultato venga bene.
A mio parere ormai il giardino è la continuazione della casa: sono tante stanze a cielo aperto aperto o semiaperto, come in questo caso, che siamo sotto a questo acero giapponese, che è molto lento crescere, ha 100 anni. Anche le sophore, che sono lente, creano queste casette, questa protezione che si può percepire.
In questo anno e mezzo di enorme cambiamento storico, di periodo così peculiare dove si è riscoperto l’amore per la natura, il rapporto con la casa, il rapporto con l’intimità della casa è un po’ cambiato. Tu che tipo di cambiamento hai percepito nel tuo lavoro? Se hai trovato che ci sia un cambiamento?
Mah, io ho percepito da parte dei miei clienti molta più presenza e osservazione che prima non c’era.
Faccio l’esempio: mi scrivevano e mi mandavano le foto dei loro fiori o delle loro piante, magari di un giardino fatto anni prima. E quei fiori e quelle piante c’erano già e mi dicevano “Che bello! Come si chiama questo fiore? l’anno scorso non c’era”. Ma l’anno scorso c’era, era uguale, ma non lo avevano notato.
Quindi ho percepito che le persone in qualche modo o per un motivo fisico, che viaggiavano, o per un motivo introspettivo, che si sono veramente fermate, hanno avuto la capacità di osservare di più e quindi di instaurare un rapporto diverso con la natura, perché si sono trovate costrette a fermarsi in qualche modo. Ho trovato che anche la natura abbia avuto un’espressione un po’ più forte, come se avesse avuto la possibilità di prendere un po’ più spazio. Ad esempio, parlavo col giardiniere e gli ho chiesto “Ma mi hai dato del concime a questi allori?”. Qua c’è una quinta di alloro e lui mi detto “Ma no Cristiana! Come sempre”. Io trovo che la natura abbia avuto anche lei qualcosa di un po’ magico, come se avesse preso un po’ più spazio. Questa è la sensazione che ho percepito io a proposito dei cambiamenti. L’osservazione è la stessa riguardo ai fiori e colori: ho trovato la natura più rigogliosa.
Una cosa che si nota venendo qui, che è il tuo luogo e che quindi ti rappresenta, è che c’è un percorso, quasi un pochino costretto, prima di un’apertura gloriosa verso il giardino ed è una cosa che tu cerchi di ricreare, che è voluta?
A me piace tanto questa cosa che è la sorpresa e non percepire subito tutto. Forse anche una mia caratteristica, un po’ del carattere. Sono silenziosa o comunque non non tanto esuberante, se non quando magari sento che qualcuno è interessato e mi fa delle domande. Sono riservata, timida, quindi questo lato mi piace: non far vedere tutto subito.
Quindi (gli spazi, ndr) li pensi già così, che si aprono e si svelano…
Quando riesco sì. Dico quando riesco, quando anche al cliente piace questa caratteristica.
Ho fatto di recente un terrazzo molto grande, dove all’inizio ho progettato degli alberi che fanno da separè rispetto a tutto il contesto. Erano marito e moglie: alla donna piaceva molto, il marito diceva “No, ma poi mi chiude… Ma poi sei sicura che passiamo sotto?”. “Ma certo che sono sicura, non è che ti faccio un bosco dove devi chinarti per entrare!” Devo dirti che alla fine mi ha detto “Cristiana avevi ragione. Mi piace molto questa cosa qua”.
Poi mi piace molto anche l’illuminazione un po’ magica da creare, che non sia un illuminazione notturna aggressiva.

C’è un progetto del cuore che hai realizzato, che ti piacerebbe realizzare, un po’ un ideale?
Per la prima volta ho partecipato attivamente al progetto di un parco pubblico e ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto fare un parco per la mia città.
Non tanto come forma egoica, ma come servizio per offrire qualcosa che potesse regalare beneficio agli abitanti della città. E adesso è accaduto col parco che verrà aperto a settembre con Stellantis e che ho fatto insieme a Benedetto Camerana: io per tutta la progettazione botanica. Non è ancora aperto e devo dirti che quando vado su, a parte che ci sono tantissime specie botaniche, è proprio un po’ un sogno che si è realizzato, perché è quasi un giardino botanico per certe cose, è un tetto pensile perché è sulla pista del Lingotto e per me è il fatto che è la prima volta che faccio qualcosa di pubblico.
Quindi sono contenta, perché spero che possa veramente regalare gioia a chi ci va e che faccia star bene, è una cosa che mi sta a cuore come servizio. È molto giovane e fatto con pochissima terra, perché il tetto del Lingotto è un edificio storico che non poteva consentire grandi pesi, è fatto con le erbe che tanto amo che sono erbacce perenni, che hanno un po’ le caratteristiche dei prati di montagna e hanno sempre una resa immediata.
Infatti quando sono arrivati questi vasetti mi han detto che erano minuscoli, ma io dissi “Fidatevi, che nel giro di poco esploderanno!” e adesso, a 20 giorni dalla nascita e dal piantamento, sta già tutto cambiando, perché sono piante che vengono fuori con una potenza incredibile in questa stagione. Pensate ai prati di montagna: va via la neve e tutto esplode.