Questo articolo fa parte del numero 2 di Web Garden: Colori.
I fiori, con le loro incredibili combinazioni cromatiche che ci stupiscono, ci scuotono, che ci risvegliano e catturano la nostra attenzione.
Ma la bellezza e la particolarità dei colori di queste varietà di tulipani, fra le quali i tulipani Rembrandt, che devono il loro nome proprio al loro successo nell’arte seicentesca, era in realtà frutto di un errore di natura…
Il tulipano proviene dalle opulenti corti dell’impero ottomano, i ricchi sceicchi facevano a gara per fregiarsi della migliore collezione di questi fiori, che venivano coltivati nei giardini dell’Harem dove le concubine attendevano di essere prescelte per la notte proprio in seguito al simbolico dono di un tulipano vermiglio.
I tulipani dai petali appuntiti erano tanto pregiati, che nei giardini erano utilizzati degli elaborati giochi di specchi per moltiplicarne l’immagine infinite volte e le sultane turche sigillavano le loro missive con un contrassegno che riportava la forma di questo fiore. Il suo nome scientifico, “Tulipa”, deriva dal Tullband, un turbante turco a guisa di tulipano e tutt’oggi il tulipano è il fiore simbolo della Turchia.
Il primo tulipano fu introdotto in Europa a Vienna nel 1554, e da lì raggiunse l’Olanda, dove l’interesse per questa specie floreale crebbe immensamente tanto da renderlo una merce di estremo pregio ed una sorta di status symbol. Alle diverse specie venivano assegnati non solo nomi esotici, ma anche quelli dei vittoriosi ammiragli della flotta olandese. Nel 1623, un singolo bulbo poteva raggiungere il prezzo di un migliaio di fiorini, quando lo stipendio medio ammontava a soli 150 fiorini l’anno ed erano scambiati con terreni, abitazioni e allevamenti interi.

I commercianti vendevano non solo i bulbi che erano stati piantati, ma addirittura quelli che avevano intenzione di piantare: una sorta di “futures” sui tulipani. Questa pratica fu resa illegale da un editto del 1610 che ne vietava la vendita allo scoperto, ma che non riuscì a contrastare la frenesia speculativa, tanto che i tulipani furono persino quotati in borsa. Quando nel 1637 la bolla scoppiò, centinaia di olandesi si ritrovarono rovinati.
Il pregio e la fama che il tulipano aveva acquisito nel ‘600, lo pose al centro dell’estetica di quel tempo, sia nella moda che nell’artigianato e nelle arti. Stoffe e pizzi riportavano ricami con le forme di questi fiori, scollature e cappelli erano decorati con tulipani freschi, ma molto più spesso di stoffa, considerato il loro costo proibitivo, e furono disegnate gonne a foggia di tulipani. Le ceramiche olandesi seicentesche riportano molto frequentemente decori con la forma di questo fiore ed in quel periodo i vetrai inventarono dei vasi appositi, sottili e allungati, per contenere ed esibire anche un solo, preziosissimo, esemplare di tulipano.
I grandi maestri fiamminghi del tempo non erano esenti dalla Tulipanomania, e riproducevano sovente nelle loro celebri nature morte le loro diverse varietà. Il Rijksmuseum e il Rijksprentenkabinet di Amsterdam annoverano tra le loro collezioni splendide opere che raffigurano diverse specie streziate di questo fiore, come la meravigliosa natura morta di Hans Bollongier del 1639, dipinta dopo lo scoppio della bolla speculativa dei tulipani.
Queste varietà bicolori si presentavano con un colore di base, spesso viola, rosa o rosso, mentre i loro petali erano poi fiammeggiati da colori secondari come il bianco e il giallo. Ma la bellezza e la particolarità dei colori di queste varietà di tulipani, fra le quali i tulipani Rembrandt, che devono il loro nome proprio al loro successo nell’arte seicentesca, era in realtà frutto di un errore di natura: un virus che a quei tempi aveva colpito molte coltivazioni e che, trasmettendosi da una pianta all’altra attraverso afidi, “rompeva” il colore dei loro petali creando quindi degli esemplari unici, e pertanto pregiatissimi. Il governo olandese ha nel tempo proibito il commercio di piante infette ed i tulipani che oggi occhieggiano dai giardini con le loro sfumature policrome sono bulbi sani, i cui colori sono frutto di una selezione volontaria, ma contraddistinti anch’essi da un tono di base e pittoreschi bagliori di tonalità secondarie.