L’Orto Botanico dell’Università degli studi di Palermo è un luogo speciale e prezioso, in cui le arti incontrano la natura: musica, eventi dal vivo, attività educative e ricerche scientifiche in continua evoluzione e contaminazione. Un luogo che regala benessere e produce conoscenza di cui Web Garden è fiero di poter parlare ai suoi amici. Come dice il Professor Paolo Inglese – Direttore del Sistema Museale di Ateneo – che ci introduce in un luogo in cui incontrare 230 anni di storia e di biodiversità.
“E’ una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane. Considerato un enorme museo all’aperto, vanta oltre duecento anni di attività che gli hanno consentito anche lo studio e la diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali, molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. La peculiarità di questo Orto è rappresentata oggi dalla grande varietà di specie ospitate, che ne fanno un luogo ricchissimo di espressioni di flore diverse.”
Così leggiamo sul sito dell’Orto Botanico e da qui partiamo per proporvi qualche riflessione:
rispetto a quali criteri un Orto Botanico può essere identificato come Museo?
Nello statuto ICOM – International Council of Museum, la più recente definizione di “museo” ( approvata nel 2007 a Vienna) dice che “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.”
Definizione successivamente recepita dal MIBAC nel 2014, con una precisazione finale: “promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica”.
Possiamo quindi dire che l’Orto Botanico di Palermo – risalente agli ultimi decenni del XVIII secolo – rientra a pieno titolo nella definizione proposta: nato per la conoscenza scientifica delle piante, è un luogo in cui la complessità del patrimonio culturale si esprime nella ricchezza delle biodiversità.
Un luogo in cui, a differenza di altri giardini, “le sue collezioni, oltre ad essere disposte secondo canoni estetici e identificate scientificamente, sono per lo più ordinate per criteri scientifici, prevalentemente secondo ordinamenti sistematici, biologici, geografici ed ecologici”.
Uno degli spazi più vasti che si può incontrare durante la visita del dell’Orto è rappresentato dal Palmetum: circa 4500 metri quadrati in cui sono stata impiantanti 455 esemplari appartenenti a 43 famiglie e 42 generi differenti di Arecacee, proveniente dall’Asia tropicale, dall’America centrale e meridionale. Tra i generi maggiormente rappresentativi spiccano sicuramente Phoenix, Sabal, Chamadorea e Syagrus.
Proseguendo oltre il palmeto e vicino al grande Ficus, si può osservare l’autentica collezione di fossili viventi che compongono la classe di semi e piante primitive, risalenti a ben prima del Mesozoico e che definisco il gruppo delle Cycadopsida. La raccolta vanta esemplari unici tra cui la Cycas revoluta del 1779 che venne donata da Maira Carolina di Borobone e che rappresenta il primo esemplare della specie coltivato in piena Europa.
E poi, tra gli ordinamenti bioecologici e geografici ospitati, desta notevole interesse la collezione di Ficus: 65 esemplari della famiglia delle Moracee, il genere più ricco di specie esotiche che crescono spontanee nelle aree a clima tropicale e subtropicale.
Foto e video di Marco Beck Peccoz