Il nostro giardino vive più vite diverse. La prima è legata al progetto di Baldassarre Peruzzi che nel sedicesimo secolo volle riaffermare due fra i suoi principi di riferimento, eleganza e semplicità, nella zona del giardino all’italiana.
La seconda nell’orto-giardino, anch’esso progettato dal Peruzzi e sviluppato intorno ad una peschiera attraversata da un piccolo ponte dove in 4 “stanze” rettangolari coltiviamo gli ortaggi, e dove nella zona antistante lo specchio d’acqua si estende il frutteto.
Infine, la terza che risale agli anni ‘20 del secolo scorso dedicata ad un campo da tennis da qualche anno trasformata in una radura punteggiata da alcune piante ad alto fusto e resa unica dalla presenza di tre sughere pluricentenarie.
Quest’ultima, delimitata lungo il muro di cinta seicentesco da una bordura inglese fiorita di recente impianto ed in continuo divenire, è di volta in volta una sala da ballo all’aperto, un campo di volano o un luogo magico dove riposare nella stagione calda.
Questi moduli verdi, tutti collegati fra loro, hanno richiesto una cura rispettosa della configurazione originale, ma mi hanno anche permesso nel corso degli anni, discretamente, di inserire cauti tocchi di romanticismo che hanno aggiunto al giardino, già di per se’ incantevole, una morbidezza romantica e femminile. Spazi che non si limitano a far bella mostra di se’ ma sono diventati il teatro della vita familiare e non soltanto nei mesi estivi.
L’aprire le porte ai visitatori alcune volte l’anno ha restituito quella funzione sociale profondamente insita in queste grandi dimore, nate per accogliere e valorizzare la bellezza e la cultura del luogo.
Foto e Video di Marco Beck Peccoz
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