Il Parco secolare di Villa Sassi – Torino – residenza privata
Sulla pre-collina torinese esiste un gioiello di antica fattura, elegante e raffinato, che ospita un parco di oltre 22 ettari, il cui nome è Villa Sassi.
Costruita agli inizi del 1600, la residenza – in cima alla quale padroneggia la Basilica di Superga – è stata un punto di riferimento privilegiato per le più illustri personalità di ogni epoca: il luogo di villeggiatura prediletto da principi, duchi, presidenti, famiglie reali e artisti per più di tre secoli. Tra i nomi più illustri si ricordano quelli di Camillo Benso Conte di Cavour, dei reali di Casa Savoia, di Maria Callas, di Gianni Agnelli e dei Duchi di Kent.
Il parco, annoverato tra uno dei cento più belli di Italia, è caratterizzato dalla presenza di ampi spazi verdi e di alberi secolari, tra cui l’esemplare più monumentale è un cedro del Libano di circa 400 anni.
Oggetto di rivisitazione nell’800, epoca nella quale comparvero nella collina torinese i giardini all’inglese, sono gli ampi spazi verdi e i lunghi filari di vigne. Successivamente arricchito dalla piantumazione di ulteriori alberi monumentali, ancora oggi presenti, e da molti sentieri che, tra uno scorcio e l’altro di Torino, conducono fino in cima alla Basilica di Superga.
La recentissima ristrutturazione della Villa e del parco ha avuto come obiettivo quello di rendere ancora più accogliente la residenza e le sue aree verdi, creando un percorso emotivo tra interni e esterni dove si intreccia l’antico con il moderno, regalando al visitatore una bellissima esperienza.
Nella tranquilla Valcuvia, a pochi chilometri da Varese e dal Lago Maggiore, sorge nel Cinquecento la dimora di campagna dei Della Porta, trasformata in una fastosa residenza estiva nel Settecento, che racconta la storia di una ricca famiglia lombarda, tra saloni affrescati in stile rococò e uno scenografico e monumentale giardino all’italiana.
L’affaccio dalle finestre è sublime sul monumentale giardino all’italiana: un’originale scenografia di terrazze scolpite in pietra che risalgono la collina fino al grande prato verde del “teatro”, con la peschiera e un ripido sentiero verso il panoramico belvedere.
Il parco è stato realizzato all’inizio del Settecento per volere di Gian Angelo III Della Porta (1690 -1745 ), in occasione delle nozze con la contessa milanese Isabella Giulini.
La sistemazione del giardino si ispira a modelli barocchi, italiani, francesi ed europei: dalla vicina Isola Bella al complesso dello Schönbrunn a Vienna. È caratterizzata da effetti scenografici, con fughe prospettiche e giochi d’acqua per stupire ospiti e visitatori. Il poco spazio antistante la villa e la pendenza del terreno obbligano l’architetto a sfruttare proprio il pendio.
Sull’asse principale, a partire dal parterre antistante la facciata della casa, si sviluppano le quattro grandi terrazze, il teatro e il sentiero immerso nel bosco. Le terrazze sono realizzate su diversi livelli e collegate da una maestosa scalinata con balaustre, statue e fontane in pietra di Viggiù. Poco oltre, si sviluppa il teatro: un ampio prato chiuso da una grande peschiera realizzata nel 1723 dallo scultore varesino Cesare Pellegatta.
Il parco si articola anche su una serie di assi minori, perpendicolari a quello principale dove uno di questi assi collega idealmente l’affresco con Apollo e Dafne di Giovanni Battista Rocchelli, dipinto sulla parete di una piccola corte interna.
La villa, salvata nell’800 dal senatore Camillo Bozzolo che vi ha lasciato ricordi di famiglia e una ricca biblioteca, è poi stata donata al FAI dagli Eredi Bozzolo, nel 1989 . Grazie al Fondo per l’Ambiente Italiano ha ritrovato l’antico splendore ed è ancora oggi un angolo di delizia dove trascorrere un’intera giornata visitando il parco, e gli interni.
Il giardino è stato costruito e ideato dall’ ing Paul Souchon, con la moglie Marie Bernard e l’architetto Valabrega contemporaneamente alla costruzione della casa e ricalcando lo stesso stile. Le geometrie che caratterizzano il giardino sono infatti complementari e armoniche con quelle della casa e l’assetto paesaggistico, pur essendo di inizio 900, si rifà alla filosofia dei giardini “après Le Notre” (paesaggista della Reggia di Versailles), che vedeva la superficie divisa in aree ben distinte (le cosiddette stanze) collegate una all’altra in un’unica passeggiata, al tempo evidenziata da sentieri in ghiaia, oggi non più presenti.
Le stanze sono corredate non solo da elementi arborei ma anche da strutture in cemento con elementi in ferro battuto che donano al giardino una sua unicità.
La casa e il giardino nelle intenzioni del proprietario di casa dovevano costituire un unicum, una cosa sola, esterno ed interno dovevano fondersi: sintesi raggiunta grazie alla presenza di numerose finestre sulla facciata, aperture, lucernai e addirittura affreschi che richiamano e riproducono l’esterno.
All’esterno molto spazio era destinato all’orto, in cui coltivavano primizie e ortaggi e alla coltivazione della frutta (con varietà antiche e ricercate con cui si partecipava anche a concorsi di settore).
Meli e peri erano coltivati con impianti a spalliera nel prato a sinistra dell’entrata e dalla parte del fondo del giardino sempre a filari a spalliera. Sui lati della struttura archi di ferro battuto con rose rampicanti.
Anche nella scelta delle essenze arboree e nelle varietà di cespugli e fiori vi era sempre una preferenza, una ricerca per “l’esotico”, il “non comune”. Molti degli alberi impiantati e ancora oggi presenti 100 anni fa erano sconosciuti ai più . Il Gingko Biloba , l’acacia Julibrissin, Il tulipano della Virginia, Il Cedro del Libano, Il Celtis Australis.
Il giardino è un esempio di fantasia e armonia dove la natura nel fondersi con la casa dona al visitatore l’impressione di trovarsi davanti un quadro di un impressionista dell’800.
Il castello dei conti Solaro della Margarita venne edificato, su progetto dell’architetto Tosetti, nella seconda metà del ‘600 in seguito all’acquisto di una casa di caccia dei conti Sandri Trotti di Mombasiglio.
La prima proposta del giardino, che tuttavia è andata persa, fu di Bartolomeo Giuseppe Antonio Amico di Castell’Alfero, allievo di Le Nôtre, ideatore dei giardini di Versailles, poi ripresa e portata a termine dal conte Piossasco di Rivalba.
Il giardino si presenta con più ambienti, ciascuno con caratteristiche differenti: questo perché conserva l’impianto originale, che voleva una passeggiata in “stanze” molto diverse tra loro, alcune più intime e raccolte, altre sontuose, altre ancora romantiche, dove a ogni passo si apre uno scorcio nuovo, accompagnato da suoni d’acqua e canti di uccelli selvatici.
Ed ecco allora, appena varcata la soglia del Castello, apparire in tutta la sua bellezza il giardino all’italiana, con le aiuole di bossi che si inseguono e tracciano il percorso del parco fino a condurre in un luogo del tutto inaspettato, con l’aspetto selvaggio del giardino all’inglese, donando al visitatore un susseguirsi di emozioni.
Come in ogni giardino importante troviamo arboree secolari e imponenti, tra cui un cedro del Libano, un tasso ed un cedro deodara. A fare da filo conduttore ci sono siepi di bossi e di carpini. Questo giardino, da sempre appartenuto ai conti Solaro, rappresenta l’anima di chi lo abita ed è stato molto amato fin dalla sua origine.
“Villa Clara” è la scritta su pietra che troviamo incisa sull’ arco su cui passa la cremagliera Sassi- Superga. Per arrivare alla “Villa” si percorre una stradina in leggera salita, circondata di piante secolari.
Il primo edificio che si incontra varcando l’ingresso è la cappella, uno dei più grandi manufatti sacri privati di tutta la collina torinese. La residenza è un maestoso complesso architettonico costituito da villa, vigna, rustici e parco, realizzata a fine settecento. Inizialmente di proprietà del signor Taper, che le diede il nome “ La Marchesa “, nell’Ottocento passò al Conte Gallina e, infine, alla famiglia Cannone che ne è ancora proprietaria.
Proseguendo troviamo un bellissimo stagno che viene menzionato anche nel catasto napoleonico, dove la spettacolare vegetazione che lo circonda si riflette nello specchio d’acqua. Ci sono ippocastani, magnolie, agrifogli, due cedri del Libano e aceri nani; il tutto circondato da due prati simmetrici, ornati da vasi disposti sapientemente per impreziosire l’insieme. Al centro di uno dei prati sorge un pozzo completamente ricoperto di glicine bianco.
Il piazzale davanti alla Villa fu progettato dal conte Gallina, diplomatico con la passione per la botanica, che girava il mondo alla ricerca di alberi e fiori da piantumare per abbellire la sua proprietà. È a lui che si attribuiscono i due noci americani che si trovano innanzi alla residenza, che nella stagione estiva offrono un notevole refrigerio dal sole e dall’afa, e da dove si gode una vista straordinaria su Torino.
Dal pianoro si passa al frutteto, un tempo roseto, che accoglie lunghe spalliere di meli, peri e prugni, e nel muro di contenimento un rigoglioso gelsomino rampicante precoce. Oltre il frutteto si trova una strada costeggiata da una varietà di piante aromatiche, che conduce verso il bosco autoctono, ben diverso da quello che si trova verso valle, oggetto quasi trent’anni fa di riforestazione con diversi tipi di querce, frassini e ciliegi selvatici.
Il vecchio bosco ospita una enorme cisterna che serve per raccogliere l’acqua piovana, il cui tetto a inizio del nuovo millennio è servito per predisporre un impianto fotovoltaico.
Non si può concludere questa breve descrizione senza menzionare le due serre che in inverno ricoverano i limoni; l’aranciera, adibita anche per la coltivazione, e un grandissimo orto che regala una infinita di ricchezze vegetali.
La facciata della residenza, di un bellissimo colore tra il rosso e il rosa cupo, è ricoperta per metà da vite vergine ed è incorniciata da rose rosa e bossi. Villa Clara è un bellissimo esempio di come una vigna possa trasformarsi in un glorioso giardino.
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