Questo articolo fa parte del numero 15 di Web Garden: Il linguaggio della Natura: le api.
Uomo e Natura: un rapporto interdipendente e simbiotico, in cui l’essere umano è da un lato oggetto della relazione, e dall’altro soggetto che si astrae per studiare ed osservare questo cosmo di cui è egli stesso partecipe, come se potesse godere di un punto di vista privilegiato che non lo richiami sempre in causa.
Dagli albori del suo percorso su questa terra, l’uomo si interroga sul funzionamento di ciò che lo circonda, sui suoi ritmi e sul suo linguaggio per ragioni sia mistiche, ossia per comprendere il proprio posto all’interno di questo incredibile spettacolo, che per ragioni pratiche: per dominarlo, controllarlo, ed oggi anche per proteggerlo e preservarlo.
Dai filosofi della scuola di Mileto fino agli studi scientifici più recenti, è divenuto sempre più chiaro che ogni elemento che compone la Natura ha una sua funzione, un suo ritmo perfetto, un suo linguaggio specifico, complesso ed assolutamente necessario alla sopravvivenza non solo del singolo, ma di tutto l’insieme: come tessere di un puzzle, ognuna delle quali è indispensabile a completare l’opera.
Esempio lampante dell’interconnessione fra uomo e ambiente, ed oggi tristemente presente all’attenzione pubblica per la precarietà della sua sopravvivenza, è il complesso e meraviglioso mondo delle api. Necessarie a garantire attraverso l’impollinazione non solo la biodiversità, ma l’esistenza stessa della natura che ci circonda e quindi la nostra sussistenza, le api operano fra di loro secondo un vero e proprio linguaggio incredibilmente sofisticato ed evoluto, che ne evidenzia l’elevata socialità e la precisa collaborazione di ogni elemento.
Lo studio di questi insetti è affascinante, ed un importante contributo in materia proviene dallo zoologo austriaco Karl Von Frish, le cui ricerche sono raccolte nella celebre opera “Il Linguaggio delle Api”, ed i cui risultati sono stati riconosciuti dal conferimento del premio Nobel nel 1973.

L’alveare è un microcosmo indipendente e compiuto, dove ogni singola funzione è precisamente distribuita e dove si è sviluppato un sistema di comunicazione che si è in buona parte riusciti a decodificare, mostrandoci ancora una volta la perfezione del creato. Affinchè la comunità sopravviva, le api parlano fra di loro attraverso diversi espedienti, uno dei quali è la danza.
Una delle funzioni dell’ape operaia è quella di procacciare il cibo. Le api dette esploratrici lasciano l’alveare per perlustrare la zona in cerca di nutrimento, per poi tornare all’alveare e comunicare alle api bottinatrici, le quali sono effettivamente designate alla raccolta, dove potranno rifornirsi.
A questo punto, le api esploratrici compiono una danza i cui movimenti indicano con grande precisione la distanza che le bottinatrici dovranno percorrere per trovare il cibo. Se questo si trova ad una distanza inferiore agli ottanta metri, l’ape eseguirà una danza circolare e l’odore dei fiori che resta sul loro corpo fornirà ulteriori indicazioni per arrivare alla meta indicata. Quando invece la distanza fra l’alveare ed il cibo è superiore, la danza diventerà “scodinzolante”, definita “dell’addome”.
Le api formeranno una sorta di otto, ed il loro ritmo servirà a fornire precise indicazioni stradali: quanto più sarà lento tanto maggiore sarà la distanza da percorrere. Api diverse utilizzano parametri di distanza diversi, ma la modalità di espressione è la medesima.
I movimenti delle api “ballerine” indicano anche la direzione da intraprendere, utilizzando il sole come punto di riferimento. Se la danza sarà rivolta verso l’alto, i fiori da ricercare saranno in direzione del sole, se è rivolta in basso, le bottinatrici si dirigeranno invece dalla parte opposta, ed una danza orientata ad un certo numero specifico di gradi rispetto al sole di nuovo rifletterà lo stesso orientamento del cibo.
Un recente studio dell’Università del Minnesota ha codificato 1.528 movimenti diversi che le api compiono in questa danza, ognuno dei quali costituisce un’informazione utile per la raccolta di cibo. Hanno anche rilevato che ogni secondo in cui l’ape si sposta in linea retta durante la danza, equivale a circa 750 metri di distanza.
Di recente è stato scoperto che la danza non è utilizzata solo nel procacciamento delle risorse, ma anche per la ricerca di una nuova abitazione, fenomeno noto come “sciamatura”. Quando la popolazione di un alveare aumenta eccessivamente, circa metà della popolazione emigra al seguito della vecchia regina per lasciare il posto alla nuova.
L’aspetto affascinante in questo caso è che prima del “trasloco”, diverse api compiono danze differenti, offrendo sostanzialmente diverse proposte per una nuova dimora alle compagne. Con il tempo le danze tendono ad unificarsi, e la scelta finale si opera quando la quasi totalità delle api esploratrici compie lo stesso movimento.
Il tempo di ricerca e decisione si aggira fra i 6 ed i 14 giorni e a scegliere non è l’ape regina, bensì le api operaie: una monarchia forse meno assoluta di quanto non si sia portati a immaginare.