Il peperoncino migliora la circolazione del sangue, diminuisce il colesterolo e rende i nostri piatti... più piccanti!

Il peperoncino (Capsicum spp) appartiene alla famiglia delle Solanaceae, la stessa dei peperoni, pomodori, patate e melanzane. Il genere Capsicum comprende circa 30 specie spontanee ma solo 5 sono entrate a far parte della coltivazione: Capsicum annum, Capsicum baccatum, Capsicum chinense, Capsicum frutescens e Capsicum pubescens. 

Presenta foglie ovate, oblunghe o lanceolate, alternate o opposte in base alle varietà. I fiori sono bianchi, solitari o in gruppi di due-tre, presentano una corolla a stella a cinque lobi, bianca o sfumata di viola.

Dopo essersi ricoperta di fiori bianchi la pianta svilupperà, da agosto fino ai primi freddi, numerosissime e variegate bacche. Erette o pendule, allungate, coniche o tonde, gialle, arancioni, rosse o viola. Le bacche sono sempre commestibili ma il sapore, la “piccantezza” e il profumo cambiano in base alla varietà.

Non hanno particolari esigenze di terreno, l’importante è garantire loro un adeguato drenaggio.

Originario delle Americhe, il peperoncino venne portato in Europa da Cristoforo Colombo, dove si diffuse soprattutto nei paesi più caldi diventando usatissimo nelle culture culinarie di questi: esso, infatti, ama il caldo e luce intensa. Non sopravvive, invece, a temperature inferiori a 15° C. Per tal ragione, in Italia è molto coltivato e di conseguenza utilizzato in cucina soprattutto nel Sud, e in particolare in Calabria – dove è famoso per l’accoppiata con gli insaccati e come arma contro il malocchio -, ma ricordiamo che può essere coltivato anche al Nord: qui però verrà allevato come pianta annuale, rimanendo più compatto e senza sviluppare un portamento arbustivo come avviene nei suoi luoghi di origine.

I frutti vanno raccolti quando sono completamente maturi. Si possono gustare freschi (mantenendo quindi intatte tutte le proprietà); in alternativa si possono conservare sott’olio, congelare o essiccare al sole e poi passarli al forno ventilato per circa 20 minuti a 30°C.

Esiste una scala apposita che misura e determina la piccantezza del peperoncino, chiamata Scala Scoville, che prende il nome dal suo ideatore, Wilbur Scoville. Il grado più alto della scala raggiunge i 6.000.000 SHU ed è equivalente alla capsaicina pura, il composto chimico che trasmette al nostro cervello la sensazione di bruciore e piccantezza tramite le terminazioni nervose della lingua. 

Tra i più forti in assoluto vi è il Trinidad Moruga Scorpion, che raggiunge i 2.009.231 SHU, seguito dal Trinidad Scorpion, che va dai 1.067.286 ai 2.000.231 SHU.

Se la tolleranza al piccante è un fattore soggettivo, altre proprietà del peperoncino sono oggettivamente benefiche: ricordiamo in particolare quelle antibatteriche, antinfiammatorie e persino antistaminiche. Una curiosità: gli antichi Maya curavano le infezioni orali mettendo in bocca i peperoncini! 

Inoltre migliora la circolazione, abbassa il livello di colesterolo cattivo è ricco di vitamina C e nutrienti come potassio, carotenoidi, calcio e rame. Anche per il nostro orto è un valido alleato: con qualche peperoncino di Cayenna e un paio di spicchi d’aglio, il tutto mescolato nell’acqua, si crea un insetticida naturale miracoloso. 

Infine, ultimo ma non ultimo, si dice che aiuti a rendere anche alcune altre cose un po’ più piccanti.